La prassi della relazione tecnica di conformità – ormai diffusissima in Emilia-Romagna e che ha lo scopo di indicare la corrispondenza tra lo stato di fatto dell’immobile rispetto ai disegni che ne hanno legittimato la costruzioni o le successive ristrutturazioni – come concreto ausilio alla compravendita dell’immobile e che consente di evitare controversie successive alla vendita o sorprese negative per l’acquirente, che può contestare il bene, e per il venditore che vede messa a rischio l’operazione immobiliare con possibili aggravi economici per sanatorie che si rendessero necessarie.
E’ questo il messaggio che è emerso dal convegno “Garanzia casa” organizzato il 18 ottobre scorso ieri a Bologna dal Comitato unitario delle professioni dell’Emilia-Romagna in collaborazione con il consiglio notarile di Bologna presso la sala Bolognini del convento di San Domenico
“La deflazione del contenzioso tra acquirenti e venditori – ha spiegato il presidente del Consiglio notarile di Bologna Claudio Babbini – è l’effetto più eclatante dell’adozione ormai generalizzata della relazione tecnica di conformità e il bilancio è positivo sia per i venditori che per gli acquirenti, stante la possibilità che grazie ad essa si realizza di avere assoluta certezza sullo stato dell’immobile”. E, in questo senso, ha ribadito Alessandro Panzera del Consiglio notarile di Bologna, il certificato di conformità urbanistica non è un balzello ma un testo fondamentale che di fatto ha superato anche l’esame dell’Autorità garante della concorrenza che ha solo chiesto che le parti conservino uno spazio operativa nella redazione del medesimo”. Il certificato viene redatto non dai notai ma da professionisti tecnici come i geometri e gli ingegneri e va a indagare in profondità – come ha ribadito Alberto Talamo, presidente del Comitato unitario delle professioni dell’Emilia-Romagna – aspetti e problematiche che normalmente restano sotto traccia e sono presenti nella stragrande maggioranza degli immobili costruiti negli anni 60 e 70 del secolo scorso. Si tratta di un atto non richiesto espressamente dalla legge (che prevede solo la dichiarazione di conformità resa della parte venditrice) ma che è diventato prassi comune in Emilia-Romagna come dimostra il vertiginoso aumento degli accessi agli atti edilizi del Comune di Bologna che sono passati – come ha reso noto Andrea Menarini, responsabile progetti complessi del settore servizi per l’edilizia del Comune di Bologna – dai 7.731 del 2015 ai 15.919 del 2018. Una prassi approvata anche dagli agenti immobiliari: “Sono ormai 20 anni che caldeggio la redazione del certificato di conformità e mi ha risolto davvero tanti problemi”, ha concluso Roberto Maccaferri, presidente di Fimaa Bologna.
I link ai 2 articoli apparsi sul Sole 24 Ore il 17 e il 19 ottobre
https://www.ilsole24ore.com/art/a-bologna-certificato-conformita-abbatte-contenzioso-ACu7cEt
L’articolo uscito il 18 ottobre sul Corriere della Sera
L’articolo uscito il 17 ottobre sul QN (Resto del Carlino)