Il Superbonus 110% continua ad essere un tema caldo, al centro del dibattito nazionale e regionale, tema di confronto per i tecnici, le imprese, gli stakeholder e la politica.
Su iniziativa del CUP ER, in particolare la sua area tecnica composta da oltre 45mila professionisti tra architetti, ingegneri, geologi, periti, agronomi e forestali, agrotecnici, chimici e fisici, nasce il convegno “Superbonus in Emilia Romagna” svoltosi oggi pomeriggio insieme a Geo Network, aprendo un confronto tra i tecnici ed esperti dei bonus in edilizia.

Il primo intervento è stato quello del Presidente del CUP ER, Alberto Talamo sui relativi punti in ordine all’attuazione regionale:
– gli effetti che ha avuto il Superbonus 110 sul nostro mondo dell’edilizia e in particolare sugli aumenti dei prezzi dei materiali edili;
-l’aumento di lavoro per le imprese locali e l’aumento di nuove imprese sul nostro territorio;
-gli effetti della CILA-S sul procedimento istruttorio ordinario;
– le nuove previsioni sanzionatorie per le asseverazioni, previste dal comma 2 dell’art.2 del DL 13/2022 sulle frodi in materia edilizia.

Al presidente del CUP ER ha fatto seguito l’Ing. Stefano Curli, Coordinatore Area Tecnica CUP-ER, che ha sottolineato come la recente conversione in legge del decreto Sostegni Ter recante “misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all’emergenza da COVID- 19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico”, ha determinato disorientamento e scontento tra i professionisti.
La normativa assegna alla figura del tecnico un’ipotesi di responsabilità che comporta un’ammenda pecuniaria da 50mila a 100mila euro e la reclusione da 1 a 5 anni in caso di falsa asseverazione.
“Questo aspetto – afferma l’ing. Curli – rende i professionisti un vero e proprio bersaglio, poiché le verifiche dell’Agenzia delle Entrate per i progetti soggetti a Superbonus possono avvenire nell’arco degli 8 anni successivi alla conclusione degli interventi, estendendo quindi la responsabilità dei progettisti e dei tecnici oltre la loro capacità reale di verifica, che per norma e deontologia professionale termina con la fine dei lavori. La falsa asseverazione potrebbe infatti verificarsi senza che il professionista ne sia a conoscenza, per mancanze dell’impresa o modifiche successive apportate dal proprietario dell’immobile.
“Essere additati, noi professionisti, come l’anello debole di questo mancato uso corretto della misura è impensabile. Credo che dovremmo proseguire le nostre attività con maggiore cautela e predisporre iniziative di protesta a livello nazionale, oltre che regionale”.

In accordo con l’affermazione dell’Ing. Curli è l’Arch. Paolo Marcelli, Referente del Gruppo Normativa Federazione Ordine Architetti PPC Emilia-Romagna.
“La sinergia tra l’Ordine degli architetti e delle altre professioni dovrebbe operare verso l’affermazione della “qualità” nel lessico quotidiano delle normative. Questa nuova misura ci consegna una responsabilità a livello nazionale: bisognerebbe quindi introdurre nel breve periodo un testo unico degli incentivi per la rigenerazione urbana all’interno di un quadro normativo nazionale stabile”.
