Dalle “vecchie” buste paga alle nuove asseverazioni dei contratti, da gestori di posizioni economiche “private” a soggetti che garantiscono fede pubblica e legalità. Una vera rivoluzione epocale quella che ha investito i Consulenti del lavoro a livello nazionale ma che vede tra i poco meno dei 1.400 professionisti emiliani (di cui oltre 800 donne) uno dei gruppi regionali più all’avanguardia in Italia. Un dato di fatto confermato anche dal recentissimo protocollo d’intesa siglato il 14 febbraio (e ora in via di attuazione) tra la Regione Emilia-Romagna e il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del lavoro sull’Asse.Co, l’asseverazione di conformità dei rapporti di lavoro, per divulgarne i vantaggi mediante l’avvio di una collaborazione sinergica tra i due enti, che possa favorire nuove prospettive di sviluppo e di crescita del territorio emiliano, anche attraverso un sistema volontario di verifica dei rapporti di lavoro avviati dalle aziende aderenti all’asseverazione. “L’Asse.Co si pone infatti – spiega Antonella Ricci, componente del Consiglio nazionale dei Consulenti del lavoro e coordinatrice dei Comitati unitari provinciali delle professioni dell’Emilia-Romagna – come uno strumento strategico per il raggiungimento di queste finalità e, al tempo stesso, come un’importante leva per la nascita di nuove prassi nei rapporti di lavoro, la diffusione della legalità e della trasparenza dei processi di lavoro e lo sviluppo della concorrenza virtuosa tra le imprese”. Con questa iniziativa, la Regione e i Consulenti del lavoro intendono promuovere e sostenere comportamenti etici all’interno delle aziende emiliane, potendo contare sull’asseverazione quale opportunità integrativa degli ordinari strumenti di controllo della regolarità contributiva e retributiva, previsti dalla normativa vigente. Peraltro, i controlli degli ispettori del lavoro si orienteranno prioritariamente verso le aziende non in possesso dell’asseverazione.
E anche nel momento in cui il governo cerca di mettere in campo i cosiddetti navigator per attuare il piano legato al reddito di cittadinanza, “i Consulenti del lavoro – spiega Antonella Ricci – si presentano come navigator già perfettamente formati e soggetti estremamente competenti anche in vista delle competenze necessarie al reinserimento lavorativo”.
E proprio questa poliedricità di approccio al mondo del lavoro in tutti i suoi aspetti fa dei Consulenti del lavoro un gruppo di professionisti che è riuscito ad affrontare in maniera adeguata il mercato creando nuovo valore e mantenendosi “in salute” economica. Tanto che la Cassa di previdenza della categoria, da sempre termometro della condizione complessiva della categoria, ha fatto registrare lo scorso anno un utile record di circa 90 milioni.
Ma ora si aprono nuove possibilità operative per i Consulenti del lavoro proprio in relazione alle misure del governo in fatto di reddito di cittadinanza. Infatti, Anpal (l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro) e i Consulenti del lavoro sono pronti a collaborare sul reddito di cittadinanza in quanto la categoria, come è stato riconosciuto da Mimmo Parisi, presidente dell’Anpal, i Consulenti del lavoro e l’Agenzia “non devono essere in competizione, ma lavorare insieme sul reddito di cittadinanza e siamo pronti ad apprendere le vostre best practice, i risultati raggiunti con i tirocini da voi realizzati con la Fondazione; e voi potrete sollecitare le imprese a utilizzare i benefici e gli incentivi previsti dal reddito di cittadinanza”.
Dunque un ruolo fondamentale quello dei Consulenti del lavoro che si presentano ogni giorno di più come una cerniera fondamentale tra mondo del lavoro soggetti che cercano o hanno già un impiego.