Inizia a vedere la fase attuativa la legge urbanistica 24/2017 approvata lo scorso dicembre dalla Regione Emilia-Romagna. E, con 36,5 milioni di euro di dotazione finanziaria, la Regione vara un bando per sostenere progetti di riqualificazione e rigenerazione promossi dalle amministrazioni pubbliche locali – Comuni singoli e associati e Unione di Comuni – per migliorare la qualità urbana dei centri abitati attraverso: riqualificazione degli spazi urbani, riuso del patrimonio edilizio esistente e consumo zero di suolo per città più belle, verdi e vivibili.
Si tratta del primo atto concreto della nuova legge urbanistica regionale che si prefigge l’obiettivo di dire ‘basta’ a opere spot, limitate e svincolate dal contesto socio-ambientale e che premierà i Comuni capaci di una progettazione urbanistica a 360 gradi, che dovranno presentare una strategia complessiva di rigenerazione urbana capace di mettere insieme soluzioni edilizie innovative, spazi verdi e per la collettività, cessazione di situazioni di degrado o sfregio ambientale.
Quegli enti, cioè, che nella pianificazione urbanistica si impegnino a privilegiare gli interventi di riqualificazione e riuso del patrimonio edilizio e infrastrutturale esistente, abbandonando la vecchia logica dell’espansione urbana senza limiti a discapito delle esigenze di riuso, conservazione e salvaguardia del territorio e del verde extraurbano.
Ogni progetto potrà avere un sostegno fino a 1,5 milioni di euro, con un co-finanziamento analogo. Così, il bando porterà a interventi per un valore di 50-60 milioni.
“Si tratta della prima attuazione di una legge – commenta il presidente di Cup ER Alberto Talamo – che come professionisti tecnici e come Cup Emilia-Romagna abbiamo fortemente voluto e alla stesura della quale abbiamo collaborato grazie al coinvolgimento del presidente Stefano Bonaccini e dall’assessore alla Programmazione territoriale, Raffaele Donini. Una legge – prosegue Talamo – che va nella direzione giusta in quanto punta sulla rigenerazione come motore di sviluppo del territorio con ricadute ed effetti anche sul tessuto socio-economico, oltre che urbano, e come strumento cardine per migliorare la qualità e la attrattività dei centri abitati”. Norme, conclude Talamo, “che possono fare di anche da volàno per accelerare la ripartenza del comparto delle costruzioni, uno dei settori che hanno sofferto di più la crisi dell’ultimo decennio”.